Perché la “carestia” di chip ha messo in subbuglio l’industria dell’auto


Automobili (Getty Images)
Automobili (Getty Images)

“Le nostre aziende stanno facendo il necessario”: così la ministra dell’Economia di Taiwan, Wang Mei-hua ha risposto pubblicamente a una lettera ricevuta la scorsa settimana dall’amministrazione degli Stati Uniti, che riconosceva gli sforzi compiuti da Taipei nell’attuale crisi dei semiconduttori. La questione dei microchip è entrata anche alla Casa Bianca, dove l’altro giorno è stata ricevuta una delegazione dei produttori d’auto americani, preoccupati per la mancanza di chip usati nelle componenti elettroniche delle moderne vetture.

Di recente, per esempio, General Motors ha prolungato i tagli di produzione in tre stabilimenti del Nord America, mentre Ford ha avvertito che la crisi potrebbe causare una perdita del 10-20% nel primo trimestre, ricorda Cnbc. In ogni caso il governo americano ha chiesto alle proprie ambasciate di tastare il terreno per capire chi, tra i vari paesi, possa collaborare per combattere la “carestia” dei semiconduttori.

La faccenda è all’ordine del giorno anche in Europa. La più grande fabbrica Volkswagen, a Wolfsburg in Germania, sta lavorando per soddisfare 93mila ordini per la Golf, pari a un volume di produzione di quattro mesi, a fronte di una carenza di batterie per vetture ibride e componenti semiconduttori, secondo fonti sindacali riportate da Bloomberg. L’azienda è stata la prima a denunciare la situazione per il settore automobilistico a dicembre, poco dopo essere stata avvertita dai fornitori, additando una disorganizzazione di filiera, come spiega Reuters.

Il modello di supply chain “just in time” avrebbe aggravato l’impatto sul settore automobilistico, che vi ha fatto ricorso per decenni nel tentativo di risparmiare capitale, ottenendo consegne rapide in base al cambiare della domanda del mercato delle auto. Della crisi potrebbero risentirne anche le operazioni quotidiane di Porsche, ha spiegato l’amministratore delegato Oliver Blume: “Per il futuro è molto importante pensare alla linea di fornitura. Dobbiamo essere più flessibili e progettare più in profondità le immediate capacità potenziali”, ha spiegato alla Cnbc.

In Cina, intanto, un grande produttore di chip come Foxconn sta cercando di espandersi alla mobilità elettrica. La sua piattaforma di sviluppo ha visto la partecipazione di 736 compagnie partner, benché l’azienda non si aspetti dalla mobilità elettrica un sicuro contributo ai propri guadagni fino al 2023. Nel frattempo, uno dei principali mercati di sbocco per l’azienda guidata da Lin Young-way resta il mobile, dove Apple rappresenta il suo maggior acquirente. “I nostri grandi clienti hanno adottato tutti programmi appropriati, quindi l’impatto c’è ma è limitato”, assicura Lin Young-way.

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