
In Polonia è entrata in vigore la contestata legge sull’aborto
Nei mesi scorsi le imponenti manifestazioni di piazza in tutta la Polonia avevano sospeso la nuova norma restrittiva sull’aborto voluta dal governo di destra. Da oggi è legale solo in caso di stupro o di pericolo di vita

Ieri sera in Polonia è entrata in vigore la norma che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, rendendo l’interruzione di gravidanza pressoché illegale. Il provvedimento era stato approvato da una sentenza della Corte costituzionale ad ottobre 2020, ma sospeso nella sua entrata in vigore per via delle imponenti manifestazioni di protesta che hanno attraversato tutto il paese. Ieri sera sono ricominciate le proteste, che stanno proseguendo nella giornata di oggi.
Non sono state sufficienti le più grandi dimostrazioni di piazza dalla caduta del comunismo per fermare il governo polacco nel suo attacco alla libertà di scelta delle sue cittadine. Da ottobre a dicembre organizzazioni per i diritti umani, movimenti studenteschi e femministi e gran parte della società avevano protestato contro le restrizioni sul diritto all’aborto, ottenendo una sospensione temporanea della norma. Tuttavia, ieri sera il governo ha pubblicato la nuova legge sulla Gazzetta ufficiale, sancendo la sua entrata in vigore.
La Polonia, tra i paesi maggiormente cattolici dell’Unione Europea, ha già una delle legislazioni più restrittive d’Europa rispetto all’aborto. L’interruzione della gravidanza era consentita entro dodici settimane di gestazione e solo nel caso venissero riscontrate malformazioni al feto, in caso di stupro o incesto e nel caso la vita della madre fosse in pericolo. Dopo ieri sera rimangono legali solo gli ultimi due casi, perché il primo è stato considerato in contrasto con la Costituzione polacca che prevede la “tutela della vita in ogni caso”. Questi però, sono riguardano un numero nettamente inferiore rispetto agli aborti praticati per malformazione: nel 2019, infatti, 1074 dei 1100 aborti registrati legalmente in Polonia sono stati effettuati a causa di malformazioni.
Inoltre, in molti ospedali i medici praticano l’obiezione di coscienza, rendendo ancora più difficile, per le donne polacche, abortire in sicurezza. Questo ha contribuito alla pratica degli aborti clandestini o al dover rivolgersi all’estero per poter interrompere la gravidanza, minando così la tutela del diritto alla salute delle circa 200mila donne polacche che ogni anno vogliono o devono sottoporsi a questo intervento.
La legge di ottobre è stata approvata a seguito di una mozione presentata da cento parlamentari, rimasti anonimi, probabilmente parte del partito di governo Diritto e Giustizia (Pis). Il Pis è una forza politica di destra conservatrice e clericale, affiliata alle élite cattoliche che svolgono un ruolo attivo nella politica del paese. Di ispirazione nazionalista e omofoba, durante le elezioni presidenziali dello scorso giugno si è scagliato contro la comunità Lgbtq+ con lo slogan “votate per noi, per la maggioranza patriottica al governo, solo così difenderete i vostri figli dalla lobby Lgbtq e dai pederasti stupratori, che non sono persone”.
Migliaia di persone si sono invece radunate ieri a Varsavia e in altre città per protestare contro la nuova legge, rispondendo all’appello dei gruppi per la libera scelta che avevano guidato le manifestazioni di ottobre. “Chiediamo a tutte e tutti di occupare le strade, dimostrando la vostra rabbia come ritenete necessario” ha detto Marta Lempart, leader del movimento Women’s Strike “Stiamo avendo a che fare con incompetenza, corruzione e un totale decadimento dello stato di diritto”. Mentre la deputata del centro sinistra Barbara Nowacka ha usato toni più duri su Twitter, scrivendo semplicemente “Bastardi”.
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