Young Montemagno è l’ultima frontiera di Facebook


C’è un “genio” con ottime doti di scrittura e di recitazione che ha provato a immaginarsi i video di Marco Montemagno come fossero ambientati 20 anni fa. Sembra un deepfake per quanto è un lavoro fatto bene, ma non lo è


Domanda: come sarebbero stati i video di Marco Montemagno se lui li avesse girati a ridosso della fine dei ’90, ovvero 20 anni fa? La risposta è in una pagina Facebook geniale, Young Montemagno, già culto nonostante abbia raccolto appena 4mila like dalla nascita, datata lo scorso ottobre. Perché la sua formula – perlomeno in partenza – sarebbe pure semplice, non fosse per la cura maniacale dei dettagli e la satira di fondo della parodia in questione, che la rendono un esperimento malato, surreale e quasi impossibile da distinguere dall’originale, per resa e aspetti tecnici.

Funziona così: prendi un attore che somiglia tantissimo a Monty, con qualche tratto a renderlo più giovane – dei capelli radi e ovviamente lunghi sulla testa, qualche segno del tempo in meno sul viso – e delle doti di recitazione straordinarie, che vanno dall’imitazione perfetta della voce a quella del linguaggio del corpo del Nostro; gira dei vlog con filtro rétro e un PLAY in basso a sinistra che fa tanto vhs; aggiungici una regia e un montaggio incalzanti e spezzati come da menu della casa, con tanto di stacchi, sguardi e intermezzi identici a quelli di Montemagno; chiudi il pacchetto con un copione che è un esempio virtuoso di scrittura, ricalcando perfettamente dialettica e lessico dei filmati a cui si riferisce per raccontare, sì, gli esperimenti di business più audaci, ma quelli di 20 anni fa. L’effetto è straniante per quanto sembra vero e retrodatato, tanto che nel disclaimer gli autori (o l’autore: chissà, vige l’anonimato più assoluto) hanno dovuto precisare che questo “non è un deepfake”, solo un attore “che assomiglia molto a Marco Montemagno”.

Ma si fatica a credergli, perlomeno all’inizio; piuttosto, allora, viene da pensare all’apertura di un varco spaziotemporale. Là dove il Monty originale dispensa dritte per il successo, insiste sul suo passato nel ping-pong e venera quei pazzi furiosi che, dopo averci sbattuto la testa per anni, hanno avuto l’illuminazione (Musk, Bezos), cercando di trarre da questi “self mande man” lezioni di “mentalità vincente” e imprenditoria per “noi” neofiti del business, qui tutto viene ambientato e trasposto, intatto, all’incirca nel 1999. A partire dalla descrizione della pagina – “aspirante avvocato e pongista. Il Millennium Bug non lo spaventa e guarda con entusiasmo al futuro della tecnologia. Pensa che registrare un filmino di se stesso ogni giorno sia la chiave per il successo” – e dalla foto di copertina in cui l’attore festeggia la vittoria di un torneo di ping-pong, perché l’immedesimazione deve essere totale anche nel contesto storico; fino agli sfondi di questi vecchi-nuovi vlog (in cui la pila di libri di sorta diventa un muro di videocassette e cd) e ai format e agli intercalari – “belin”, “piru-piru”, “le robine”, “le tre cose che mi sono portato a casa da questa storia…” – in prestito direttamente dal 2021. E se da una parte il rigore tecnico è da professionisti (la regia, l’attenzione per la gestualità e persino l’accento), l’umorismo si fa sottile, non esagera mai, anzi esce dal tracciato di pochissimo e solo quando meno ce lo si aspetta.

Un po’ di highlights per capire. Per esempio, il video in cui un giovane Monty illustra il brevetto Geox (siamo nel 1995) della scarpa che respira: romanza un po’ l’intuizione del fondatore Mario Moretti Polegato (doppia spunta blu) e fa battutine a spezzare il ritmo (altra doppia spunta blu), finché non si lancia in un “fra qualche anno ci saremo dimenticati delle varie Adidas, Nike, Puma”, ma non delle Geox. Visionario, spericolato; ridicolo. E lo è anche quando, mentre spiega la rivoluzione di MySpace (“Addi chi vuoi: l’amico… l’amico dell’amico dell’amico… il cuginetto, la sorella”), dubita della sua promessa di superare in popolarità MSN – “ma ci pensate a qualcosa più di successo di MSN?”. Poi le piccolezze, che rendono questa parodia uno dei migliori esempi di scrittura comica in circolazione: la band x che suona nello scantinato e che grazie alla piattaforma in questione potrà diventare “erede dei Lùnapop” (siamo nel 2003), con tanto di appello a Cremonini (“Cesare, ma dove vuoi andare da solo?”) che è un altro esempio di veggenza sballata; oppure l’ironia un po’ facilona e compiaciuta degli intermezzi, perfettamente allineata a quella del guru. Per non parlare del debutto sulle scene di Young Montemagno, un “Chi potrà mai fermare Blockbuster?” (la pagina è granitica anche sulla titolazione) in cui l’imitazione è talmente pertinente da sembrare surreale, salvo lo sguardo puntualmente disgraziato – e quindi grottesco – sul futuro.

Ma questa non è una crepa nella linearità del tempo, né un semplice meme: per qualità e intenti, è una performance artistica. E in attesa del milione di views della sua versione adulta, il mondo deve sapere.

Potrebbe interessarti anche





Vai all’articolo Originale!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

X